Recensione de "L'Imbroglione" di Antonino D'Anna
- Rosalba Mancuso
- 18 apr 2017
- Tempo di lettura: 3 min
L’Italia è una repubblica fondata sull’imbroglio. E questo il chiaro messaggio dell’ultima fatica letteraria del giornalista Antonino D’Anna, autore del romanzo inedito “ L’Imbroglione”. Dicevamo che l’opera è, per il momento, inedita. Inviata, infatti, ad alcuni editori italiani, la storia è stata valutata positivamente, ma non pubblicata. Io mi sono presa la briga di leggerla e non solo l’ho trovata straordinaria, ma addirittura un capolavoro, uno dei pochi nel panorama letterario nazionale: un capolavoro che gli editori italiani si rifiutano di pubblicare. La storia è più che mai attuale ed affronta i temi caldi della politica e della società italiana in generale. Una società decadente, ed a tratti agonizzante, inquinata da tangenti, appalti, corruzione e veleni sversati impunemente nei terreni del Sud Italia. Sullo sfondo di una nazione allo sfacelo, si snoda la voce narrante di un fantomatico “Imbroglione”, di uno che ha raggiunto l’apice del potere sociale e politico proprio grazie agli imbrogli ed ai compromessi. La storia dell’Imbroglione è la tipica storia del nostro Paese, troppo bello per gli altri, gli stranieri, ma poco rispettato dagli stessi italiani. Con uno stile boccaccesco, l’autore, facendo parlare proprio la voce narrante di questo italico imbroglione, narra di un gruppetto di ex uomini di potere, politici, medici, monsignori e mafiosi, che, malati terminali di cancro, scelgono di andare a morire in una clinica di lusso dove viene praticata la cosiddetta “ morte dolce” o eutanasia, in termini legali. Faccia a faccia con una morte incombente, questi uomini corrotti decidono di confessare l’un l’altro le loro malefatte ed è qui che l’autore mostra una rassegna dei peggiori vizi e mali dell’Italia, di quelli che hanno condotto il Paese alla crisi economica, alla disoccupazione e alle diseguaglianze sociali, ma anche al grande bluff dell’adesione alla moneta unica. Il medico o professore racconta di come è riuscito a spillare soldi ai pazienti, 300 euro a visita, facendogli credere di avere a cuore la loro salute, mentre tra una visita e l’altra, tromba con la propria segretaria-infermiera, avida di fare carriera nella stessa clinica gestita dal dottore spilla soldi. Il mafioso confessa gli affari che lo hanno condotto ad arricchirsi grazie ai veleni nascosti nella Terra dei Fuochi, dove ogni giorno sempre più bambini si ammalano e muoiono di cancro; l’onorevole parla dell’imprenditore che era venuto a chiedere aiuto per evitare la chiusura del brand per conto del quale gestiva, in concessione, alcune fabbriche che davano un lavoro dignitoso ad oneste famiglie di operai. Sono proprio i capitoli della Terra dei Fuochi e dell’imprenditore in crisi, quelli che mi hanno fatto commuovere al punto di piangere. L’imprenditore ed i bambini della Terra dei Fuochi sono il volto dell’Italia onesta, di quella che in silenzio subisce soprusi e angherie di ogni tipo. L’imprenditore decide di implorare il politico per impedire la chiusura del brand. Il politico, da perfetto ipocrita, promette aiuto sapendo di non poter mantenere e mente sapendo di mentire. Qualche giorno dopo, lui è a cena con il megapresidente che finge di chiudere il brand perché in realtà vuole delocalizzare, mentre sul giornale appare la notizia del suicidio dell’imprenditore. Quest’ultimo, infatti, dopo aver atteso, invano, l’aiuto del politico, ha deciso di togliersi la vita perché incapace di reagire all’ennesima ingiustizia della politica italiana e al conseguente licenziamento dei suoi operai. Il romanzo prosegue con la confessione del monsignore, che per misfatti e corruzione batte politici e mafiosi dieci a uno! Sullo sfondo, c’è sempre lui, l’avido e prestante Imbroglione, che, grazie alle confessioni di questi ex corrotti, ormai moribondi, riesce, con l’arma del ricatto, a guadagnare ricchezza e potere in cambio del suo silenzio, fino al colpo di scena finale. Ma chi è, in realtà, l’Imbroglione? Il romanzo andrebbe pubblicato al più presto, per permettere ai lettori di scoprire l’identità del protagonista. La storia è ben scritta, si legge tutta d’un fiato, i personaggi prendono vita grazie alla capacità dell’autore di farli parlare con le espressioni tipiche della loro zona d’origine. Il mafioso siciliano, ad esempio, si esprime in un perfetto ed esilarante dialetto palermitano. Assolutamente da leggere anche gli struggenti capitoli dedicati ai ricordi degli anni ’80, con la citazione del brano di Luis Miguel, “ Ragazzi di Oggi”, dove, nonostante tutto, e nonostante i difetti della Prima Repubblica, l’Italia era ancora un Paese bellissimo!
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